SCENEGGIATURE PER PORNO

RACCONTI PORNO

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    Ciao Ragazzi e buone feste!
    vorrei segnalarvi un BLOG aperto da poco, ma che già sta riscuotendo un grande successo.
    (non sono sicuro se posso mettere link esterni, ma se non si può mi scuso e lo rimuovo subito!)

    Qui potrete trovare il link al blog

    è una raccolta di racconti destinati a un pubblico adulto, in versione integrale e senza censura.

    se vi va visitate il BLOG intanto vi lascio qui il primo episodio di IL MAGGIORDOMO ETEROCURIOSO



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    Il Maggiordomo Eterocurioso

    Episodio 1


    Li sento ansimare forte dal piano di sotto. Ogni notte è sempre la stessa storia.

    Scopano senza sosta e poi, quando appaiono le prime luci, tutto tace.

    Circondato da ogni tipo di lusso, il mio padrone si concede alla sua passione più sfrenata. I suoi rapporti sessuali sono rumorosi, grida, ansimi, orgasmi, infestano la casa dal tramonto all'alba. Da' sfogo ad ogni istinto sessuale e a qualsivoglia perversione.

    Tutto condito da alcool, fumo e forse qualche droga. A parte quelle, che probabilmente porteranno i suoi ospiti, l'alcool e le sigarette gliele procuro io, comprandole nella spesa.

    Nessuno suona al campanello, dalle finestre non vedo mai automobili. Non conosco esattamente come facciano ad arrivare qui le persone che coinvolge in queste sessioni sessuali, ma si direbbe che sono molte e non solo donne.

    Io sento tutto dalla mia stanza al piano superiore, mi tengono sveglio per gran parte della nottata. Oramai ci ho fatto l'abitudine. Ma di giorno sono sempre più stanco e non riesco a ritagliarmi una o due ore per riposare un po'. I miei impegni, nonostante tutto, mi danno molto da fare.



    Il signore non si sveglierà prima di mezzogiorno. Io per via di una vecchia abitudine mi alzo presto ogni mattina.
    Oggi proprio non ce la posso fare, ho bisogno di rimanere ancora un po' a letto, non crollerà di certo il mondo, per una volta!



    Ore 10 e 34 suona insistentemente il campanello. Indosso la vestaglia sopra il pigiama, mi precipito giù dalle scale e vado ad aprire.

    - Buongiorno! C'è un pacco per il Signor Bromonte - dice pimpante il corriere.

    - Buongiorno...mi scusi per l'abbigliamento, può metterlo gentilmente qui?-

    Sarà abituato a vedere gente in pigiama e ancora mezza addormentata.

    - Non si preoccupi - dice mentre scarica il grosso pacco all'ingresso - lei è fin troppo elegante. Delle volte mi aprono persone in mutande, se non direttamente nudi! posso ritenermi fortunato stamattina per questa bellissima vestaglia,cos'è...seta?- poi aggiunge - beh se alla porta ci fossero delle belle donne, la situazione cambierebbe, in meglio ovviamente... ma è molto molto molto raro... - dice ridendo.

    - Eh... già...-

    - Buona giornata - mi saluta, senza nemmeno aver ascoltato la mia inutile risposta.

    Quanto parla, si vede che passa le intere giornate in solitudine, e quando incontra qualcuno non vede l'ora di vuotare il sacco.

    Faccio per andare in cucina per preparare la colazione. La mia colazione. Quella per il mio padrone la preparerò dopo aver fatto una doccia, la barba e aver indossato la mia divisa pulita.

    - Nicolae...- mi sento chiamare da dietro la porta della biblioteca.

    - Sì, mi dica Sir...- aspetto risposta senza aprire la porta.

    - Chi era a quest'ora del mattino? -

    - Sono le 10:47 Sir, il corriere ha portato un pacco per lei. -

    - Lascialo lì, ci penserò dopo...- risponde scorbutico, come al solito la mattina.

    - Come desidera Sir. Preferisce che le serva la colazione in camera? O la gradisce in veranda?

    - Al diavolo la colazione, il pranzo e la cena! Adesso voglio solo dormire! Non mi disturbare finché non ti chiamo io. -

    - Come desidera, Sir -

    Menomale l'ho scampata bella, non dovrò prepararla subito, non avevo proprio le forze per fare tutto di corsa. E dire che quando ho accettato questo incarico potevo immaginare benissimo a cosa sarei andato in contro, ma non mi aspettavo certo tutto questo.
     
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    Buongiorno ragazzi! e buona domenica ;)

    Abbiamo da poco raggiunto le 10.000 visualizzazione del nostro BLOG e ci stiamo dirigendo (manca pochissimo) alle 11.000!
    quale migliore occasione per festeggiare con voi con un episodio tratto dei nostri racconti!?

    Oggi vi lascio un capitolo de LA FORESTA NERA, uno dei racconti che ha riscosso molto successo!

    buona lettura!



    Atto 3

    La fuga



    Mi hanno legato, deriso, pisciato addosso e ora, mentre dormivo, mi hanno trascinato fino ad un altro luogo.

    Siamo ai margini di una fitta boscaglia in un posto dove non crescono nemmeno le piante. Ho le ginocchia scorticate e le gambe sanguinanti.

    Devono avermi trascinato per un lungo tragitto e non mi sono svegliato. Com'è possibile? Non me lo spiego. Ci sono diverse cose qui che non comprendo.

    Adesso sono tutti seri, disposti in cerchio, come per celebrare un rito di cui io sarò il protagonista.
    Mi tirano su in piedi, ho le mani legate sulla schiena. Ancora... perché si ostinano a legarmi? Dove potrei mai scappare? O magari lo fanno solo per ostentare la propria supremazia.

    Mi guardo intorno e vedo, alla mia sinistra, disposti in fila, quattro ragazzi molto giovani.

    Hanno sul volto un'espressione smarrita e confusa. Non sono legati ma quattro robusti brutti uomini li tengono saldamente con le braccia sulla schiena. In questo modo mostrano il petto all'infuori come se fosse pronto per essere inciso per un sacrificio. L'ultimo della fila, il più lontano da me, è il ragazzino con il neo. Non sembra felice. E' chiaramente preoccupato e spaventato.

    Appare il vecchio con i capelli bianchi avanzando con un grosso bastone, che gli serve più per darsi un tono che per sorreggersi. Tutto tace.

    - Entrerai nella foresta - esordisce arrivando dritto al punto, senza fronzoli.
    - E loro verranno con te - dice osservando prima me e poi i quattro giovani.
    - Se ti prendono ti ammazzano, altrimenti li ammazziamo noi e li appendiamo per le palle -
    Nessuno ride. Sono diventati tutti estremamente seri.

    Tanto violento quanto conciso. Nessun'altra spiegazione, nessun'altra parola.

    Come se sapessero già cosa fare i quattro brutti uomini spingono al suolo i ragazzini che rimangono col sedere in aria senza muovere un muscolo. Ricevo lo stesso trattamento e qualcuno mi slega. Segue qualche secondo di silenzio, anche l'aria è immobile.

    Tutti guardano, sta per succedere qualcosa.

    Il più veloce dei quattro ragazzi si alza di scatto per avventarsi su di me. La mia amigdala spruzza adrenalina a schizzo via verso la foresta. Mentre corro come non ho mai fatto in vita mia, mi giro a guardare i miei inseguitori, sono solo tre.

    Il ragazzino con il neo è rimasto per terra, lo tengono per il collo lo stanno seviziando infilandogli un bastone nel culo.
    - Cosa credevi di fare, pensavi di aiutarlo? Ora muori bastardo! - dice il vecchio con i capelli bianchi.
    Faccio in tempo a vedere la massa che si avventa su di lui per aggredirlo a morte, prima di finire nella fitta boscaglia che attutisce le sue strazianti urla di dolore.

    Corro senza sosta. Mi graffio la schiena e le gambe ma continuò ad avanzare. Più agili e scattanti di me, i ragazzini mi sono alle calcagna.

    Provo a cambiare più volte percorso per depistarli: passo sotto un tronco, ne salto un altro, mi infilo in un cespuglio. Il più veloce mi viene dietro, spicca un salto dall'alto e mi è addosso.

    Rotoliamo così avvinghiati, ho un suo braccio attorno al collo con l'altro si aiuta per serrare la presa. Sento mancarmi il respiro. Con forza lo scaravento via. Sbatte, si graffia la schiena, fa un grugnito, si rimette in piedi e sputa per terra. Madido di sudore mi viene incontro. Sono ancora a terra cercando di riprendere fiato. Mi afferra la testa dai capelli, mi tira indietro. Mi colpisce con un pugno alla bocca dello stomaco.

    Dall'età anche lui potrebbe sembrare mio figlio, ma è più agile e violento dell'altro. Mi colpisce più volte: il volto, il torace, le spalle, in una furia cieca senza pietà.

    Gli blocco un braccio, con una forza ritrovata. Sento i muscoli più forti e ricettivi, come se la foresta adesso avesse su di me un'influenza magica (e non ero poi troppo lontano dalla verità).

    Gli tengo testa, sono più pesante di lui e più robusto. Non contrattacco, mi limito a parare i colpi ed immobilizzarlo. Lo stringo sui fianchi. Le sue braccia sono rimaste imprigionate nella morsa, si dibatte, squittisce, vuole uscire a tutti i costi. Fa per darmi una capoccia che si trasforma in un mozzico sulla spalla. Ho la sensazione che mi abbia strappato la carne, lascio la presa, lo colpisco con un calcio sulla schiena sanguinante.

    Ora siamo di fronte, sporchi e sudati in una lotta equa.

    Ci azzuffiamo. Non lo mollo e lui non molla me in un abbraccio stritolante, rotoliamo, siamo faccia a faccia, ora lui sopra io sotto. Gli prendo il collo, stringe i denti. La saliva schiumosa mi cade sulla bocca, è calda e densa. Non lascio la presa. Mi avvinghia con le gambe. Il mio pisello duro preme sul suo addome, si scappella. Il glande tocca il suo petto, un capezzolo. Afferra i miei testicoli e li stringe con forza. Grido e lo allontano con una spinta. Mi alzo annaspando, si lancia nuovamente su di me, gli do spintone ancor più forte;

    Da dove viene tutta questa forza? Quando è apparsa?

    Barcolla all'indietro, cercando di rimanere in piedi, ma sbatte violentemente la testa su un albero. Cade giù tramortito. È sangue quello che cola sulla corteccia. lo guardo: è inerme. Sarà morto? svenuto?

    Ora posso vedere chiaramente il suo corpo. Un giovinetto seduto sotto un albero. I muscoli sono lunghi e appena accennati. Sporco di sangue con le gambe esili e il busto ricurvo. Ha il pisello con un lungo prepuzio che lo fa sembrare ancora un bambino, se non fosse per le dimensioni dello stesso.

    È ferito in più parti del corpo. Le macchie di sangue e il fango gli sporcano la pelle. Se fosse pulito si direbbe che sta riposando, dormendo. Provo una forte pena per lui, non volevo finisse così. Incerto se lasciarlo in quelle condizioni, esito. Poi faccio per andarmene, devo allontanarmi il più possibile.

    - Aspetta...- Mi giro verso di lui: è ancora vivo.

    Apre la bocca lentamente dalla quale esce un filo di sangue e saliva.
    - ... Ammazzami... Forza, finiscimi...- dice lentamente sibilando. Che ragazzo impavido e coraggioso. Non si direbbe dal fisico, ma ha una buona tempra.

    -Ascolta...- inizio a parlargli come se fossi il padre che si sente in colpa. Mi interrompe

    - Se non lo fai tu, mi troveranno e mi ammazzeranno loro. Ho visto cosa fanno a quelli come me, non voglio... non voglio morire così...- e nelle ultime parole sento un tono malinconico quasi disperato.

    - Non posso... mi dispiace... - gli dico e mi giro. voglio andare via da questo posto.

    Faccio due passi e lo sento singhiozzare. Rimango immobile a fissare il vuoto davanti a me.

    Tumultuose le emozioni ribollono dentro. Si abbandona ad un pianto sconsiderato, senza freni che esprime tutta la sua sofferenza e la disperazione. Mi fa pena ma non riesco a muovermi.

    Il mio pene, dritto davanti a me, come a volermi indicare la strada, si ingrossa ulteriormente, attratto da una forza magnetica che vuole condurlo al centro della foresta buia.

    All'improvviso sento un'energia crescere nelle braccia con la stessa intensità di un'erezione. Come spinto da una forza esterna, guidato solo dal puro istinto, senza esitazione, afferro un grosso ramo dal terreno. Lo brandisco con due mani. Mi giro di scatto verso di lui e senza nemmeno prendere la mira lo colpisco in pieno volto.

    Adesso non piange più. Saliva rossa schiumosa scende sul petto dalla sua mascella scomposta.

    Cado in ginocchio come se tutte le mie energie fossero state consumate da quel colpo. Mi guardo intorno senza muovere la testa. Ho appena ucciso un uomo. Perdipiù un ragazzino. Non ho il coraggio di guardare il suo cranio sfondato. Il suo corpo ora sembra di gomma come un manichino senza testa.

    Devo andarmene.

    Mi faccio forza, inizio a dirigermi verso la boscaglia camminando sempre più velocemente. Non si sente alcun suono se non il calmo canto delle fronde al vento.



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    Buongiorno a tutti e buona domenica :XP:

    Per festeggiare insieme a voi la quota 13.000 Visual vi proponiamo un nuovo capitolo tratto dai nostri racconti sul nostro BLOG!


    Vi lascio un nuovo eccitante capitolo de LA FORESTA NERA, uno dei racconti che ha riscosso molto successo!

    buona lettura!


    La Foresta Nera – epilogo – parte 2

    Bugie


    Ora che sono sicuro che sia lui posso tornare dagli altri e continuare la messa in scena.

    Dopo aver svuotato le palle, prendo dei frutti dall’albero, so che è proibito, ma fra poco non dovrò più preoccuparmi di queste stronzate.

    Torno ai confini della foresta. Incontro il ragazzino che sta ficcando il suo giovane cazzo nella fessura di una roccia.

    – Non sei mai esausto tu! – gli dico mentre mi guarda imbarazzato.

    Si ferma e dice per giustificarsi – Mi era venuto duro e… – Gli rido in faccia è proprio un ingenuo.

    – Tieni prendi questi! – gli consegno i frutti – uno mangialo tu, mentre scopi e vedrai che gusto ha… – gli altri dalli a chiappe mosce vedrai come si tira su! Dopo si scoperà tutta la foresta, e magari anche il tuo culo!

    Arrossisce, ha il cazzo ancora dentro. Riprende lentamente mentre mi allontano.

    Quando torno all’accampamento lo trovo addormentato. Devo prepararlo per il rito, ma non ho voglia di portarlo sulle spalle e sentire il suo pisello sulla schiena. Lo lego dai polsi e lo trascino, è più facile, si graffierà un po’ ma niente che la foresta non possa sistemare.

    Siamo arrivati. Non si è ancora svegliato. Gli altri iniziano a disporsi in cerchio, sta per iniziare.

    Quei gradassi se la prendono con i più piccoli: gli frustino le chiappe con dei rami, e gli punzecchiano le palle e il cazzo. Sono dei fessi se si fanno maltrattare così, senza fare niente.

    Ora li fanno combattere, per divertimento, e chi perde verrà preso a schiaffi finché non si stancano.

    Arriva il vecchio, tutti zitti, i ragazzini vengono bloccati dai più grossi. Ora inizia il bello.

    Il vecchio parla, sembra un cazzo di solenne re che dà gli ordini. Mi fa ridere. Ma non è ancora ora di spodestarlo.

    Lui sarà il primo a morire, soffocato dal mio enorme cazzo.

    Spingo giù chiappe mosce e lo slego, ora si corre.

    Guarda come corre, sembra un caccia alla volpe!

    – Cosa credevi di fare, pensavi di aiutarlo? ora muori bastardo! – grida il vecchio.

    Quel ragazzino è davvero un ingenuo. Si è fatto scoprire, e ora avrà quello che si merita. Sapeva troppo, è meglio così.

    Mi avvicino per picchiarlo. Gli assesto due tre pugni in faccia, gli spacco il sopracciglio. Nel marasma generale di violenza, riesco a piazzargli anche qualche calcio in pancia e sulle palle. piagnucola.

    Tutta questa violenza mi ha fatto eccitare, e sento già crescere il cazzo. Mi sta chiamando per l’atto finale. Mi infilo nella foresta.

    Ora devo conquistare la fiducia del tributo, deve fidarsi di me. Lo aspetterò al ruscello, mentre mi scopo quell’albero; con questo il cazzo diventa più grosso più velocemente, e la mia Regina gradirà le dimensioni. Manca così poco.

    Mi sta osservando di nascosto. Gli parlo. Sembra ammaliato da me. Ha ancora la tenerezza degli esseri umani. Quella ci vuole un po’ di tempo per perderla qui nella foresta, ma va bene così, finirà dritto fra le braccia della Regina.

    Ecco si è convinto, è stato facile. Mi è bastato raccontargli qualche cazzata. Ora non mi resta che aspettare e poi avrò tutta l’isola per me.

    Mi faccio un’ultima scopata prima di andare. Sento già che mi tira in qualche posto che ha bisogno del mio nutrimento.

    Il cazzo mi porta oltre la cascata in una crepa tra le rocce piena di muschio bagnato. Ci infilo il pisello dentro, la crepa si apre e accoglie la mia penetrazione. La scopo con forza sento l’acqua della cascata cadermi sulle spalle e sulla schiena, sui glutei e spingo più in fondo.

    Fra poco non dovrò più accontentarmi di alberi o rocce, fra poco potrò avere la mia regina, che mi donerà la sua calda fica, e potrò regnare su questo paradiso terrestre.

    Sento che sto per venire, aumento il ritmo è proprio mentre schizzo dietro di me sento il fragore del fulmine.

    È arrivata, la regina è arrivata e adesso si ciberà del suo tributo. Poi verrà da me per darmi ciò che mi spetta.

    Sfilo il pisello ancora turgido e lo lascio lavare sotto l’acqua della cascata, mi sento emozionato e non vedo l’ora che tutto questo sarà mio.

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    Ehi ragazzi, siamo quasi a 15.000 visualizzazioni!!! ...e questo anche grazie a voi!!!!

    Per festeggiare insieme vi proponiamo un nuovo capitolo tratto dai nostri racconti sul nostro BLOG!


    Vi lascio un nuovo eccitante capitolo de IL VAMPIRO FRA LE COSCE che sta riscuotendo un grande successo!!!!

    buona lettura!


    Un Vampiro fra le cosce – parte 04


    Ci spogliamo. O meglio, io mi sfilo i pantaloni, che era l’unica cosa che avevo addosso, lui si toglie i vestiti e li ripone ordinati. Ha un fisico della Madonna! Poco muscoloso ma asciutto, la sua pelle chiara sembra di marmo.

    – Papà come fai ad essere così in forma?! Che palle! – gli dico mentre gli lavo la schiena con la spugna.

    Toccarlo è così bello, mi fa sentire bene e quando capita non vorrei mai smettere. E’ affascinante, mi attrae. Gli voglio un gran bene, ho sempre pensato che fosse amore familiare ma ora, in questi giorni, sento che c’è qualcosa di diverso.

    Anche il pisello fra le mie gambe pensa la stessa cosa. Lo sento turgido, mentre mi massaggia la schiena insaponandomi, mi rilassa. Sento che mio padre mi vuole bene e sa sempre come mettermi a mio agio anche se mi scopre a segarmi. Sto bene con lui.

    Senza pensarci mi afferro il cazzo e inizio a massaggiarmelo piano. Lui che è ancora dietro di me fa finta di non aver visto e continua a strofinarmi la schiena. Arriva fino in fondo e mi insapona anche le chiappette.

    – Hai ancora voglia tu, eh… – mi sussurra con un filo di voce. Poi mi risciacqua, si siede vicino a me e inizia a segarsi con gusto anche lui. Sento come se fossimo una cosa sola, mentre piano ci seghiamo ognuno il suo pisello.

    – Papà, perché tu hai il cazzo così grosso… e a me, invece, mi hai fatto ‘sto piccolo lombrico? – gli dico a un tratto mettendo il broncio ma continuando sempre più veloce il movimento di polso.

    Sorride, è bellissimo.

    – Perché non è ancora ora che il tuo pisellino diventi grosso grosso. – Dice come se parlasse ad un bambino, con il sorriso stampato sulle labbra, mentre aumenta anche lui la velocità.

    – Che cazzo significa che non è ancora ora?! – gli dico alzandomi col pisello che pulsa tra le mani.

    – Devi aspettare ancora… un giorno. manca poco! – e con uno sforzo liberatorio spruzza fuori il suo seme. lo guardo, mi eccito e vengo anche io, di nuovo.

    Devo aspettare ancora un giorno, domani. Domani al mio compleanno.

    – Proprio di questo volevo parlarti – dice mentre con il doccino fa scendere nello scarico il nostro sperma che si è mischiato sul pavimento.

    Ci immergiamo nella vasca con l’acqua calda, con i peni flosci e soddisfatti.

    – Quello che devi sapere, è che noi siamo dei vampiri. – dice con calma, come se fosse la cosa più normale del mondo.

    – Eh…?! …in che senso siamo dei vampiri? – gli urlo stupito. Chiude gli occhi e si gode il bagno...

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    Ehilà, eccoci nuovamente qui! ragazzi, stiamo raggiungendo le 20.000 Visual!..e grazie anche a voi!!!!

    è appena uscito in nuovo capitolo dal nuovo racconto GAME OVER! potete leggerlo sin da ora sul nostro BLOG!


    Vi lascio un eccitante estratto! buona lettura!

    1. Case intelligenti

    - Dai apri! Sbrigati, che ce l’ho già duro!!! - Mi è appena arrivato l’audio da quel coglione. Sta al cancello aspettando che gli apra.
    Lo ascolto stravaccato sul divano a gambe aperte senza niente addosso e, a dire il vero, anche il mio pisello sta iniziando ad intostarsi.

    Ultimamente abbiamo preso l’abitudine, quando i miei non ci sono in casa, di segarci insieme davanti ai porno.

    Gli ho mandato un messaggio con scritto “Casa libera” e si è precipitato in bici correndo come un pazzo. In meno di 5 minuti.

    Non devo neanche alzarmi per aprire il cancello, mi basta chiedere all’assistente virtuale ed è fatta.
    In realtà casa mia è piena di questi dispositivi che si attivano con la voce. Mio padre si occupa di domotica, è a capo di un gruppo che provvede a rendere le case “intelligenti”. Le progettano e le allestiscono, fanno tutto loro. Sia case nuove che già esistenti, in base alla richiesta dei clienti.
    Questo lo porta spesso lontano da casa, quindi io e lui abbiamo poco tempo da passare assieme, ma a me non importa più di tanto.

    Inutile dire che la mia casa è ultratecnologica.
    È il quartier generale di sperimentazione di mio padre. Piena di sensori, microfoni per assistenti vocali, webcam collegate al sistema di sicurezza. In pratica puoi fare qualsiasi cosa, chiedere qualsiasi cosa: ‘apri cancello’, ‘attiva aria condizionata’ è tutto collegato al sistema centrale, basta parlare con l’assistente vocale. Puoi persino tirare lo sciacquone usando i comandi vocali.

    Per questo motivo a casa mia c’è sempre qualcosa di nuovo e tecnologico. Ho persino un computer tutto mio, di ultima generazione, si intende.

    Matteo è sempre curioso di provare le cose nuove. Ogni volta si precipita qui per assistere allo spacchettamento e per tryhardare con me con le cose che regalano a mio padre.
    Ho tutte le console, anche le ultimissime uscite e ovviamente con Matte non facciamo che sfidarci! Ogni videogioco per noi è una gara all’ultimo sangue.

    Ultimamente però, ci stiamo dedicando a un gioco un po’ diverso, che ci piace un casino fare insieme...


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    Buongiorno a tutti Ragazzi e buone feste!!!! Oggi per festeggiare insieme vi proponiamo un nuovo racconto!... e oltre a festeggiare le feste incombenti...festeggiamo anche la pubblicazione dei nostri racconti su AMAZON! ...da qualche settimana potete trovare tutti i nostri racconti sia in formato ebook che cartaceo ! ....e se avete kindleunlimited potete leggerlo gratis!

    Per voi oggi, vi propongo un episodio del racconto che sta avendo molto successo IL MAGGIORDOMO ETEROCURIOSO, buona lettura!!! :P :P



    Il Maggiordomo Eterocurioso – episodio 07





    Rimango immobile di fronte a quella porta socchiusa. Vorrei entrare, ma ho paura delle conseguenze. Voglio capire cosa sta succedendo là dentro. Sono troppo curioso. Mi faccio coraggio e spingo piano la porta. Mi abbasso un po' ed entro di soppiatto.

    Da dietro la poltrona posso guardare. Il padrone non è più al pianoforte, è seduto esausto sul divano con le gambe ben aperte, gli occhi chiusi come ipnotizzato.

    Il suo pene turgido svetta dal suo corpo. Mi sento attrarre, da una forza mistica, da quel bel fungo rosso e umido. Lo vedo pulsare e potrei sentire addirittura il sangue che gli scorre all'interno.

    Mi avvicino. Mi siedo sul bordo del divano e, catturate da una forza magnetica, le mie mani agguantano il suo pene. È bollente, liscio e bagnato. Inizio a segarlo piano ma con energia come se fossi guidato da una mano invisibile.

    Intanto sento che dalla fessura del mio pigiama esce timidamente il mio pene duro. Non indosso mai le mutande sotto il pigiama, non riesco a dormire con qualcosa che mi stringe. La conseguenza è che, quando sto seduto, il pene spesso e volentieri esce dalla fessura. Torna anche utile quando fa freddo e voglio masturbarmi, senza spogliarmi, mi basta tirarlo fuori da lì.

    Ma stavolta sembra come se fosse dotato di vita propria: si fa strada fra il tessuto ed esce a curiosare.

    Le mie mani incollate a quel pene grosso e duro, sono costrette a fare su e giù sempre più forte.

    All'improvviso sento intorno al mio pisello come una ventosa con risucchio, come se una bocca invisibile l'avesse afferrato e stesse succhiando con veemenza. Guardo in basso verso il mio cazzo rosso e in erezione e lo vedo scorrere lubrificato è lucido. Il ritmo incalza, sia della succhiata sia delle mani intorno al pene del Signor Bromante.

    Per comodità mi sono sistemato in ginocchio sul divano. Ho i gomiti poggiati, uno sulla sua gamba e l'altro sul suo addome nudo. Ho la faccia proprio davanti al suo bellissimo glande. Vedo il buco dell'uretra sotto di me, lo sento pulsare.

    Anche il mio cazzo è prossimo all'eiaculazione e provo un piacere immenso che attraversa tutto il mio corpo. Nella stanza ci siamo solo io e lui. Ma avverto una presenza. E' come se ci fossero altre persone. Persone Invisibili, che stanno in qualche modo partecipando a questo insolito rapporto sessuale.

    Sudo, mentre continuo a masturbare il mio padrone e all'apice del piacere il suo pene pulsa. Lo sperma spruzza fuori dalla cappella direttamente sulla mia faccia. Anche io vengo, in due, tre forti spruzzate che mi tolgono il respiro. Lo sperma caldo del mio padrone mi è finito in faccia e non sono riuscito ad evitarlo. Alcune gocce anche in bocca, ha un sapore così dolce.

    Lo assaggio senza rendermene conto, poi esausto crollo sul divano vicino a lui.

    Con una mano cerco di pulirmi la faccia dallo sperma, guardo in basso per vedere dove è finito il mio.

    Non v'è traccia. Da nessuna parte riesco a trovare il mio eiaculato. E dire che ho sentito chiaramente l'emissione, non è possibile nella maniera più assoluta che non sia avvenuta l'eiaculazione. Che qualcuno o qualcosa se lo sia portato via?

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    Ciao a tutti! Abbiamo pubblicato un nuovo romanzo!! e siamo felicissimi di condividerlo con voi!....questo è davvero assurdo a partire dal titolo!
    IL GENIO DELLA NERCHIA, in pratica è la storia di Aladino rivisitata, il genio non si trova nella lampada ma nel pipolo del protagonista e ogni volta che se lo sfrega, zac, desiderio! XD

    vi lascio il primo episodio! buona lettura!



    IL GENIO DELLA NERCHIA – 1. IO





    Che tu sia maledetto per l’eternità!- La Strega urla questa frase e sparisce nell’oscurità. Sono rimasto da solo nella caverna con la lampada dorata fra le mani. Quella che pensavo fosse la mia matrigna, in realtà era una strega. Se ne è andata così, all’improvviso, come mia madre, ma senza dubbio in maniera più suggestiva.

    Era l’ultima fiamma di mio padre, e devo dire che questa, rispetto a tutte le altre, ha resistito pure troppo. Poi, come tutte le fiamme, si è spenta. Non potevo certo immaginare il motivo per cui continuava a rimanere con noi, ma quel giorno, quel maledetto giorno in quella maledetta caverna, tutto mi fu chiaro, fin troppo chiaro!

    Voglio spiegare la situazione dall’inizio. Io sono un ragazzino come tutti gli altri, non ho niente di speciale o particolare, niente di esclusivo che mi contraddistingue. Il mio fisico è normale, fin troppo magro, una faccia rotonda, niente di strano o anomalo e nemmeno qualcosa di strepitoso. Sono uno di quei ragazzini invisibili che incontri per strada con le cuffie sempre nelle orecchie e che vivono la loro vita pigramente aspettando che succeda qualcosa, che poi… non succede mai niente.

    Ho un padre. Mia madre è scappata qualche tempo fa, ero ancora piccolo e me la ricordo appena. Mi ricordo però molto bene, le numerose governanti che ho avuto: cercavano tutte di darmi una disciplina e mio padre non badava a spese per impartirmi una “regolare” educazione. Io me ne infischiavo, non lo facevo mica apposta a far disperare, tutti quelli che mi si paravano davanti e pretendevano di insegnarmi qualcosa. Ero uno di quei ragazzini che definirebbero molto vivace, quasi iperattivo. Nessuno riusciva a starmi dietro con il mio comportamento irriverente e sconsiderato ero la peste di casa. A scuola, per le maestre, io ero quello che dava fastidio, disturbava la lezione e si cacciava nei guai. Ci provavano spesso a chiamare mio padre ma non si presentava quasi mai, era sempre indaffarato con il lavoro.

    Poi crescendo sono cambiato, come se avessi esaurito tutta la quantità di esuberanza. Sono diventato sempre più introspettivo e chiuso e non ho più rotto il cazzo.

    Ho avuto anche molte “mamme sostitute” che mio padre mi procurava e ricordo benissimo come ognuna di loro, con una scusa qualsiasi, spariva nel nulla, dopo averlo munto per bene, spillandogli quanti più soldi possibile.

    A lui forse piace farsi trattare così, non gliene frega niente di queste che se ne approfittano e magari non si aspetta di avere una donna a fianco per tutta la vita. Non più ormai.

    Gli piace viziarle, riempirle di regalini, farle sentire delle regine ostentando le sue ricchezze, portarsele a spasso, farsi vedere con loro e poi lasciarsi sfruttare. Da piccolo non capivo cosa ci guadagnava. Crescendo, poi, ho collegato: mio padre era uno che ci sapeva fare con le donne, e in effetti se le faceva tutte. Erano sempre mezze nude, sorridenti e soddisfatte. Stravolte dal piacere. Quello che ci guadagnava lui, era proprio in mezzo alle loro calde cosce.

    Mio padre viziava anche me, parecchio, provava con i soldi a darmi l’affetto che non riusciva a donarmi in modo naturale. A volte ci stavo male, mi dispiacevo e piangevo. Non ricevevo mai da lui un dolce abbraccio, niente teneri baci o parole di conforto. Mi sommergeva di regali e basta.


    Quando sei un bambino è bello beccarsi migliaia di giocattoli, chiedere e ricevere senza obiezioni. Ma un bambino ha bisogno anche di altro, di affetto e conforto, cose che mia madre non poteva più darmi e io lo volevo da lui. Non mi sembrava di chiedere troppo. Ma lui non c’era mai e quando c’era era ancora più assente. Amava solo loro, quelle troie che si portava dietro e io le odiavo, le odiavo con tutte le mie forze, in silenzio con i pugni e i denti stretti. Le sommergeva di baci, sulla bocca, sulle guance, le stringeva forte con le sue braccia possenti, quelle braccia non mi hanno mai sollevato dal pavimento. Poi, a un certo punto ti rassegni, non l’ho più cercato, ti convinci che è così che va la vita, chiedevo tutto quello che potevo desiderare, anche le cose di cui non avevo bisogno. Quanti sprechi, quanti capricci. Me ne stavo da solo a giocare con le mie cose che subito dopo distruggevo, abbandonavo o dimenticavo da qualche parte, tanto mi bastava chiedere, chiedere di nuovo, in qualsiasi momento e puntualmente veniva esaudita ogni richiesta.

    È così da sempre, posso avere qualsiasi cosa, tutto quello che riesco a desiderare. Tranne però, quello che vorrei veramente.

    Con le ragazze invece, rispetto a mio padre, sono una frana. Anche se ci provo, (non che abbia fatto troppi tentativi eh!) non ho mai risolto niente e per adesso devo accontentarmi delle seghe e in quello modestamente sono un campione! Da quando ho scoperto il passatempo che ho fra le gambe mi dedico alacremente all’attività onanistica.

    A volte mi sono chiesto perché non ci riesco con le ragazze, eppure mio padre con quelle donne la fa sembrare una cosa così naturale, le prende, le stringe, le tocca, ci parla, loro sorridono, pendono dalle sue labbra… o dal suo portafoglio… o dal suo pisello?!

    A volte mi dico che non riesco perché non sono abituato a dare e ricevere amore, o probabilmente è solo una scusa per non ammettere che sono un fallimento totale.

    Passo la mia adolescenza sognando che un giorno, magari, potrò fare come lui, trombarmi una donna dopo l’altra sul ponte del mio yacht di lusso, con il nostromo che guarda la scena, con il durello nei pantaloni.

    È così che inizia la mia storia bizzarra, quel giorno del mio dodicesimo compleanno, quando mio padre, per l’ennesima volta, mi presenta la mia “nuova mamma sostituta”.

    Eravamo tutti in giardino per festeggiare con i miei amichetti in piscina, pochi dei quali erano davvero amici veri, gli altri stavano sfruttando la situazione per fare il bagno e mangiare la torta. A me non interessava, a quell’età mi bastava divertirmi con i miei compagni e fare casino.

    Mio padre aveva fatto organizzare la festa. Aveva delegato qualcuno del personale e si era limitato a strisciare la carta di credito. Gli allestimenti erano di quelli standard che si vedono sui cataloghi o nei depliant con tanto di festoni e palloncini colorati. Nessuna personalizzazione. Si era limitato a chiedere che venisse allestita una festa di compleanno per me, niente di più. Le cose da mangiare erano tantissime, ce n’era per tutti i gusti: una quantità spropositata di dolci e salati, ma noi ragazzini non mangiavamo quasi niente, concentrati come eravamo a fare i tuffi in piscina. Ero in quel periodo in cui i problemi non ti riguardano e non sei afflitto da nessun tipo di preoccupazione.


    Entravamo e uscivamo dalla piscina, ci schizzavamo con i potentissimi fucili ad acqua che avevo ricevuto in regalo, correvamo sul bordo cercando di non scivolare, e, male che andava, la scivolata si trasformava in un balzo eccezionale, un modo diverso per tuffarsi. Ce la ridevamo a crepapelle senza pensieri.

    Quando è giunto il momento di spegnere le candeline, appena uscito dall’acqua, ancora tutto bagnato, con addosso solo il costume zuppo, arriva lei, senza dire una parola mi infila un cappellino da festa, tirando poco l’elastico per farci passare in mezzo la testa e lasciandolo subito dopo. L’elastico è andato a sbattere sul mio mento, procurandomi un leggero dolore.

    Ecco, questa è stata la mia prima impressione di lei: un leggero dolore.

    – Lei è Marie, la tua nuova mamma! – disse mio padre con il solito sorriso standard stampato in volto.

    I capelli acconciati in dei boccoli, un vestitino che le fasciava strette le cosce e i tacchi alti, occhiali da sole, e rossetto scarlatto. Sembrava essere appena uscita da uno spot televisivo.

    In quel momento mi sono bloccato per un attimo, immortalato ancora prima che la macchina fotografica catturasse la mia faccia da compleanno, mentre tutti intorno cantavano tanti auguri a te, io ero disintonizzato. Pietrificato, con la bocca aperta e l’acqua che mi gocciolava dai capelli fino al collo e poi sul petto scheletrico.

    – Soffia!…dai…soffia! – Urlavano i miei amici eccitati.
    Anche lei mi incitava – Soffia… – diceva con un sospiro e un sorriso affabile, mentre con l’estremità dell’asticella degli occhiali, che teneva in mano, si sfiorava le labbra.

    Quella notte, per tutta la notte, li ho sentiti urlare mentre facevano l’amore.



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    Buongiorno e buon ESTATE a tutti! ...le temperature si stanno facendo più ALTE...e la situazione si sta scaldando!!! La pubblicazione del nostro romanzo a puntate continua ....e sta diventando sempre più HOT!!!

    IL GENIO DELLA NERCHIA, in pratica è la storia di Aladino rivisitata, il genio non si trova nella lampada ma nel pipolo del protagonista e ogni volta che se lo sfrega, zac, desiderio! :XD:


    Ecco a voi il nuovo episodio....appena USCITO!!! buona lettura!



    IL GENIO DELLA NERCHIA – 23. SEGA




    Magari lo avessi fatto, magari fossi riuscito a segarmi in un istante nelle docce! Il cazzo è ancora così duro e mi tira da morire, non so come fare. Devo svuotarmi, devo provare a eiaculare per vedere se torna tutto normale… ma dove? Nel bagno non posso, sotto le docce nemmeno, dietro un cespuglio, magari? Se mi beccano, mi prendono per un maniaco e mi denunciano! Dove cazzo posso andare!?

    Mentre ci penso, mi passano davanti molte ragazze e donne, tutte con costumini succinti: una chiappa che esce, un capezzolo turgido. Tutti questi stimoli erotici non fanno che alimentare all’inverosimile la mia erezione. Il telo legato in vita a stento regge il mio cazzone che scalpita. Mi sono infilato di nuovo la camicia e l’ho chiusa a metà, per nascondere il rigonfiamento. Mi tengo le mani all’inguine cercando di coprire tutto il più possibile con il costume. Non ce la faccio più! Continuano a passarmi vicino costumini scoggiolanti, chiappe morbide, tette grosse, fiche celate sotto i perizomi legati sui fianchi con dei fiocchetti. Vorrei andare lì, tirarli e scioglierli, adagiarle sul prato e trivellarle con il mio martello pneumatico pronto a scavare. L’eccitazione sale, mi sembra di vederle tutte nude, con le tette al vento. Ognuna di loro ha un dolce cespuglio di zucchero filato tra le cosce, dolce ed invitante come quello della ragazza peluche. Il mio cazzo non resiste più, devo assolutamente segarmi e subito! Sento che c’è qualcosa nel mio pisello che deve uscire! Devo buttarlo fuori! La mia necessità di eiaculare si è accumulata da troppo tempo.

    Durante il mio periodo di depressione, le mie eiaculazioni si limitavano alle polluzioni notturne. Traumatizzato dalla situazione della caverna, ogni volta che per necessità ci provavo mi bloccavo e il mio cazzo si ammosciava. Non ho mai avuto il coraggio di dirlo apertamente al terapista, a volte alludevo a qualcosa nella speranza che mi capisse, ma mi rispondeva sempre che dovevo rilassarmi e respirare. Lo facevo, col pisello in mano di notte, chiudevo gli occhi, buttavo fuori l’aria lentamente e mi segavo, ma quando sentivo che si induriva un po’, mi appariva la faccia del capitano nel momento prima che cadesse giù nel crepaccio e poi, in successione, tutti i momenti in cui mi segavo a prua con lui che osservava. Rimettevo tutto a posto e me ne uscivo a passeggiare nel bosco.

    Era così placida la notte fra gli alberi. Camminavo, a volte se potevo, anche scalzo, sentivo il terreno sotto i piedi nudi. Era una sensazione piacevole, di connessione al mondo, alla terra. Sarebbe stato bello incontrare qualche animale notturno, da osservare e che potesse tenermi compagnia. Poi all’alba tornavo, stanco, esausto, e dormivo.Sognavo e sudavo, eiaculavo nel pigiama. I sogni erano tormentati: scopavo nella foresta con gli animali, uno scoiattolo con le guance piene del mio cazzo grosso, le volpi che mi avvolgevano il pene nella coda soffice e con la piccola lingua rosa leccava la punta della cappella, o un orso, appoggiato al tronco di un albero, che mi offriva il suo ano e poi si muoveva frenetico il suo culo peloso sul mio cazzo duro. Mi svegliavo stravolto, con il pisello che stillava litri di sperma.

    In questa struttura la zona dei bagni e spogliatoi è organizzata in due piccoli edifici fatti di mattoni, uno di fronte l’altro, maschile e femminile. Ha un solo piano con delle finestre in alto da cui escono il vapore, il rumore delle docce e le chiacchiere delle persone che ci sono dentro.

    Sul lato dello spogliatoio maschile c’è una scala, fatta in pietra che porta al terrazzo, ostruita da un cancelletto. Non sembra chiuso a chiave…Cazzo! Potrei salire lassù e segarmi in santa pace.

    Cercando di non essere visto, mi avvicino piano piano, controllo il cancelletto e… era come pensavo, è aperto! Lo spingo velocemente e salgo tutti gli scalini d’un fiato.

    Sul terrazzo non c’è quasi niente: cisterne d’acqua, quelle di plastica grosse e blu; un locale caldaia, di quelli con i cartelli di pericolo e qualche oggetto rotto abbandonato lì.

    Vedo l’intero parco da qua sopra. La gente giù che se ne va in giro in costume, ignara di me che li sto osservando. Si respira una buona aria e gli alberi si muovono con una lieve brezza.

    Giro l’angolo, da questo lato vedo bene l’entrata del bagno e le finestre dello spogliatoio delle femmine. Mi siedo all’ombra con la schiena poggiata alla parete, apro l’asciugamano pronto ad iniziare la mia sega. Il mio pisello è sempre più gonfio e rosso.

    Finalmente mi posso segare. Porto la mano al pisello che pulsa, vibra e sta per esplodere, chiudo gli occhi per assaporare questo momento e rivedo nella mente i ciuffetti della ragazza peluche, sempre più strabordanti ed eccitanti. Dò due tre tocchi al pisello, tiro giù la pelle, lo scappello, diventa grossissimo, le palle premono forte e poi esplode come una palla di cannone. Una eiaculazione strepitosa, intensa, schizza tantissimo. Schizza fuori tutto lo sperma che avevo dentro da mesi e che va a creare una chiazza gigante sul pavimento di fronte a me.

    Sento un forte piacere, piacere doloroso sul cazzo sulle palle che stringono per buttare fuori tutto in numerosi generosi getti potenti. Poi sul cazzo il dolore diventa più forte, è come se mi si aprisse, spaccandosi in due, esplode. Urlo, urlo forte tutto il mio piacere, e lo sperma continua a uscire come se sgorgasse da una fontana con il rubinetto aperto alla massima potenza.

    La pozzanghera di sperma sarà diventata almeno di un metro quadrato. Non riesco a credere a quello che vedo. Esterrefatto e stravolto mi sento svenire, sto per perdere i sensi, chiudo gli occhi e mi accascio su un lato.

    Sento il rumore di qualcosa che ribolle, apro poco gli occhi e vedo che nella pozzanghera al sole si stanno creando delle bolle. Possibile che il sole oggi sia così forte da far bollire addirittura la mia sborra?! La chiazza lattiginosa inizia ad evaporare e prende sostanza. Diventa un fumo denso, prima bianco, poi con i toni del viola e del blu, blu intenso, e si materializza una figura.

    Assisto a questo spettacolo repentino, stupito con la bocca aperta, spaventato e preoccupato. Possibile che quella roba sia uscita fuori dal mio cazzo?! Non faccio in tempo a realizzare che si materializza una figura: un uomo con il turbante in testa sembra un mago, una barba bianca, proprio come quella del capitano, anche la faccia è molto simile a quella del capitano. Una figura fluttuante quasi trasparente con le sembianze del capitano. È apparso dal mio cazzo il fantasma del capitano!

    L’uomo a cui mancano le gambe, ha delle belle spalle, grandi braccia conserte e un po’ pelose e indossa solo un gilet blu con bordature dorate. Le orecchie e la barba a punta, in testa indossa un cappello bianco che sembra un turbante, ma a me ricorda molto il cappello che indossava il capitano e che ogni tanto mi lasciava indossare cedendomi anche il timone. Il resto del corpo si disperde nel fumo che esce ancora dalla pozza del mio sperma.

    Ha lo sguardo pacifico e mi guarda intensamente, mentre io sto qua per terra accasciato, nudo e sudato, con le gambe e la bocca aperta che lo guardo senza credere ai miei occhi.
    – Ma tu… chi sei? Sei… il Capitano?




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